giovedì 31 marzo 2016

CENTRAFRICA INSEDIATO PRESIDENTE FAUSTIN ARCHANGE TOUADERA

una nuova era


Mondo \ Africa 


eletto lo scorso 14 febbraio. Nel Paese, dopo tre anni di guerra civile, si è instaurato un nuovo clima di pace, in particolare dopo il viaggio di Papa Francesco nel novembre scorso, con gli importanti incontri con i leader musulmani. Su questa giornata, ascoltiamo il commento di mons. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, al microfono di Hélène Destombes

E’ una tappa decisiva, perché il popolo centrafricano ha sofferto molto e adesso spera in un’era nuova. La priorità delle priorità rimane la riconciliazione: un popolo diviso, lacerato, ferito, chiede che tutte le comunità possano riunirsi, rispettarsi e andare nella stessa direzione. Dopo la riconciliazione, bisogna fare in modo che i giovani depongano le armi: ma non solo, perché bisogna raccoglierle tutte. Non si può costruire un Paese con le armi, ma piuttosto con la pace e la scolarizzazione. Noi speriamo che per il nuovo governo questa sia una delle priorità.
D. – C’è poi da prevedere il reinserimento nella vita del Paese dei diversi miliziani…
R. –
Certo, questo riguarda tutti i gruppi; noi sappiamo che alcuni potranno tornare nell’esercito, altri no, dovranno reinserirsi nella società civile. Ma bisognerà fare in modo che sia gli uni sia gli altri possano reinserirsi.
D. – La riconciliazione passerà attraverso l’istituzione di congressi nazionali: una tappa molto importante …
R.
E’ una tappa importante perché le persone hanno bisogno di parlarsi. Ci sono stati carnefici e vittime: parlare è una terapia e noi speriamo che gli uni e gli altri avranno il coraggio di dirsi tutto quello che c’è da dire, perché soltanto così si potrà intraprendere un vero cammino di riconciliazione, nel rispetto vicendevole.
D. – Il Centrafrica dipende fortemente dalla comunità internazionale; attualmente ci sono i caschi blu dell’Onu e la forza di pace francese. E’ ancora così importante la presenza straniera, oggi?
R. –La presenza straniera è importante, per non dire necessaria, perché questo è un Paese a brandelli, un Paese ridotto al nulla. Bisogna ricostruire l’amministrazione, riorganizzare l’esercito: ci sono molte cose da fare e credo che abbiamo bisogno ancora che la comunità internazionale ci accompagni in questo cammino.
D. – Quali sono i punti di forza del nuovo presidente
R. – I suoi punti di forza sono che è un uomo che sa ascoltare molto, è un uomo aperto, che vuole governare per consenso, è un uomo che conosce la classe politica e l’amministrazione; ha la fiducia della popolazione: abbiamo visto che ha già iniziato a fare il giro dei luoghi che non erano stati visitati dall’epoca dell’indipendenza da nessun membro del governo. Si è spinto fino all’estremo oriente del Paese e le persone lo hanno accolto con gioia. Credo che questo sia uno dei suoi punti di forza.
D. – Si può dire che il Centrafrica sta voltando pagina?
R. –
Possiamo dire che si sta voltando pagina, sì. Il nuovo presidente ha bisogno della collaborazione di tutti i centrafricani: non è il messia, non è un mago. Anzi, è un uomo come tutti gli altri che ha bisogno della collaborazione degli uni e degli altri, affinché i centrafricani possano operare una conversione del loro modo di essere dando il loro contributo perché si porti a termine il cambiamento.
D. – Questa conversione è iniziata dopo la visita del Papa nel Paese, a Bangui?
R. –La conversione, sì, è iniziata con la visita del Papa. Il viaggio del Papa è stato il primo miracolo a cui abbiamo assistito. La sua presenza ha guarito tanti cuori e ha unito; noi dobbiamo fare tesoro di questo viaggio come di un momento importante sulla via della riconciliazione. E’ il tempo della misericordia e dobbiamo aprire il nostro cuore alla tenerezza per aprire il cuore degli altri. Non potremo ricostruire questo Paese con l’odio e la distruzione. Bisognerà osare e prendersi per mano, perdonare e iniziare una nuova vita.


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